raffaella cardarelli
13 January 2019

Danzando con le api per costruire un futuro migliore

raffaella cardarelli
13 January 2019

E’ opinione diffusa e dai più condivisa che i nostri figli, oggi, scelgano i loro studi “al buio”, finendo per frequentare scuole superiori e corsi di laurea che non li prepareranno a dovere per il lavoro di un domani sempre più imperscrutabile. 

Si è affermato a più riprese, e giustamente, che quando la generazione Z – anzi, oramai la Alpha (i nati dal 2010 in poi) – si affaccerà sul mondo del lavoro, vi saranno professioni che oggi non esistono ancora. E, quindi, come dobbiamo comportarci?


Quali indirizzi di studio consigliare ai nostri figli?Cosa insegnare a scuola, nelle università, nelle aziende?Quali competenze sviluppare per contribuire positivamente al progresso futuro?

Cosa dovrebbe fare il middle manager di oggi, che vive l’incubo di trovarsi bloccato in un cul de sac?

E se poi non ci sarà alcun lavoro, causa l’intelligenza artificiale destinata a sostituirci?

 

Viene da chiedersi cosa farebbe Sarah Connor al nostro posto… :)!

E soprattutto, in tutto questo, cosa diavolo c’entrano le api?

Lo scenario sopra descritto evidenzia un futuro incerto e fumoso, in cui potrebbe succedere tutto e il contrario di tutto. 

Jack Ma, il fondatore di Alibaba, in questo ormai famoso discorso, afferma che dobbiamo cambiare il modo in cui insegniamo nelle scuole, suggerendo di sviluppare, nelle nuove generazioni, solo quelle abilità che ci distingueranno dalle macchine; e, quindi, di abbandonare del tutto l’acquisizione di conoscenze più tradizionali.

 

Concordo sull’urgenza massima nell’agire verso un cambiamento virtuoso, ma non completamente sulla drasticità della direzione suggerita.

Io credo che la cultura in senso ampio – fatta di storia, filosofia, arte, dello studio delle lingue e delle letterature antiche e moderne, unita alle discipline STEM – sia invece ancora più necessaria di prima. 

Per interpretare i rari segnali del nostro presente e dare un senso al progresso che vogliamo costruire, avremo bisogno di una generazione capace di produrre analisi articolate, di sviluppare un pensiero indipendente e creativo; che guardi oltre il dato prodotto e processato dai sofisticati algoritmi che stiamo costruendo; che colga le sfumature del dettaglio per vedere ciò che le macchine non potranno.

Queste abilità non possono scaturire dall’ignoranza.

Concordo sul fatto che i metodi di apprendimento debbano cambiare, che si dovrà sfruttare maggiormente la tecnologia affinché l’acquisizione delle conoscenze sia più immediata e pratica e, aggiungo, andrebbero drasticamente migliorati la selezione, l’aggiornamento e la retribuzione degli insegnanti. Ho sempre ritenuto uno scandalo che la professione in assoluto più determinante per lo sviluppo e la crescita della civiltà umana, sia tra quelle meno retribuite!

Aprire la mente alla creazione di mondi futuri e ad alternativi scenari di progresso è, a mio avviso, difficilmente immaginabile senza aver letto i classici, senza conoscere i motivi e gli elementi che hanno forgiato la nostra civiltà sin dalle nostre origini, senza comprendere – non conoscendole – come sfruttare meglio le nostre differenze, senza cogliere il senso della vita o domandarsi, quanto meno, cosa ci facciamo su questa Terra. 

Sostengo quindi, al contrario di Ma, che la cultura sarà sempre la risposta più adatta ad affrontare qualsiasi periodo di incertezza e di competizione, anche quando questa arriverà da un robot.

La cultura è, oggi più di ieri, uno strumento differenziante – perché sempre più polarizzata – e difficilmente potrà essere replicata da una macchina. La conoscenza si’, intesa quale serie di nozioni.

La Cultura è altra cosa.

Ritengo che le opportunità generate da questa IV rivoluzione industriale, verranno colte da tutti coloro che avranno aggiunto ad una preparazione polimatica, così come sopra descritta, anche solide capacità evolutive, che esistono già in natura. Per esempio, per causa nostra, le api avrebbero dovuto estinguersi da molto tempo, se non avessero avuto invece queste innate caratteristiche, di cui tanto beneficerebbe il genere umano se le coltivasse al meglio:

  1. Spirito di adattamento – le api cambiano l’aerodinamica dei loro alveari a seconda delle condizioni dell’ambiente circostante. Change Management
  2. Velocità di apprendimento – le api, nel corso della loro breve vita (dalle 5 settimane in estate a 6 mesi massimo in inverno), assumono circa 10 ruoli diversi al servizio della comunità, specializzandosi grazie a formazione specifica.
    Multi-discipline and visual learning
  3. Efficacia comunicativa – attraverso l’incredibile danza delle api, le bottinatrici comunicano chiaramente all’alveare dove si trovano le fonti di sostentamento, come acqua e polline. Effective communication skills
  4. Intelligenza sociale e spirito di squadra – le api arrivano a sacrificare la propria vita, in caso di malattie contagiose, per preservare il benessere della comunità e si concentrano al massimo su un’attività alla volta per specializzarsi, rispettando i ruoli delle altre. EQ e People management

Soft skills e hard skills, competenze verticali e orizzontali. Le une completano le altre. 

E se anche tutte le conoscenze verticali venissero apprese dalle nuove tecnologie che l’uomo stesso sta creando, allora noi le dovremmo usare a nostro vantaggio con la creatività, la saggezza e la lungimiranza che solo la Cultura può elargire alla mente umana.